Il miglior libro di Michela Murgia del 2023

Accabadora (Supercoralli): si tratta del prodotto migliore in base al numero e alla media delle recensioni, ha ottenuto una recensione media di 4.4 con 1829 recensioni.

Stai zitta: e altre nove frasi che non vogliam: medaglia d’argento per questo prodotto, la recensione media è di 4.5 con 1406 recensioni.

Morgana: Storie di ragazze che tua madre no: terza posizione per questo prodotto, con una recensione media da parte degli utenti di 4.3 con 829 recensioni.

Accabadora (Supercoralli)

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Accabadora (Supercoralli)

1829 Recensioni

Le recensioni degli utenti

Bello, ma ineguale
Ci sono tanti bei momenti, in questo romanzo, e vorrei poter dare cinque stelle a quest’opera. Purtoppo la struttura del romanzo mi lascia perplesso, soprattutto verso la fine – me ne dispiace, perchè questo romanzo moltissmo vale e comunque contraccambia pienamente il tempo di lettura. Prima di tutto: ruvida e saporosa come il pane sardo, la lingua di Michela Murgia attinge alle “frasi fatte” del dialetto: “fare il bollito con l’ombra del campanile” (pg. 5) è geniale e dice più di uno studio sociologico. Finissimi poi le descrizioni dei personaggi – come i ritratti dei due fratelli Andría e Nicola Listru, giusto accennati con la pacata precisione di un ricamo double face. L’occhio della narratrice tutto scruta, commenta e intuisce, pur evitando di essere visto e così infliggere il malocchio. Incombono, come il sole estivo, tanti “non-detti” in un villaggio in cui tutti “parlano di niente” – un mormorio corale che potrebbe essere quello del torrentello che si secca o trabocca con il seguirsi delle stagioni. Ecco i punti salienti del romanzo: Tzia Bonaria Urrai è vedova e sarta – e talvolta accabadora del villaggio sardo di Soreni, un villaggio al confine fra il passato e il moderno. Nelle culture antiche “l’accanimento terapeutico” non faceva senso. Chi ha vissuto lo strazio di una prolungata quanto inutile agonia di una persona amata conosce e riconosce il momento in cui si deve, con amore, aiutare il moribondo a portare a termine la sua vita. Sua madre lo fa nascere, e con il consenso muto dei parenti e presenti, l’accabadora è l’ultima madre che fa nascere la pace dopo la sofferenza. E’ questa una tradizione antichissima, che certi vorranno “pagana” – ma che è forse più profondamente e veramente umana di chi vuol infliggere l’ultima goccia di vita per celebrare la “volontà di Dio”. Lo sa e acquiesce il parroco; sempre all’oscuro di tutto (echi qui di Todo Modo di Sciascia) è il medico condotto. Tzia Bonaria adotta Maria Listru, una bambinetta di sei anni, come “fill’e anima” – per dare un senso alla propria vita, ma forse anche perchè ha riconosciuto, nella bambinetta che ruba una manciata di ciliegie in un negozio, il proprio temperamento, quello che le ha permesso di espletare in silenzio l’altra vocazione: “Su quel volto infantile Tzia Bonaria non vide comparire né vergogna né consapevolezza, come se l’assenza di giudizio fosse il giusto contrappasso della sua dichiarata invisibilità. Le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge.” (pg. 145) L’accabadora non porta colpa perché tutti sanno e approvano, anche se fanno finta di non saperlo. Tzia Bonaria però contravviene a questa regola antica quanto fondamentale, visitando ripetutamente – quasi ad inzigarlo – Nicola Listru, monco di una gamba a 25 anni, e procurandogli di nascosto alla famiglia la morte perché nei suoi occhi “aveva letto la determinazione di chi cerca disperatamente non la pace, ma una complice.” (pg. 93) Andría la vede in questo suo atto del destino, e, stravolto dal dolore per il fratello e dall’amore per Maria, vomitando e piangendo lo rivela a quest’ultima. Benché cresciuta in un villaggio ove i bambini si insegnano l’un l’altro i mille “non detti” (anche chi non ha amici ha coetanei, e non vive in una bolla di sapone) Maria non sapeva della vocazione della Tzia Bonaria. Maria la confronta perché “ci sono cose che si fanno e cose che non si fanno” (pg. 108), in un moralismo che è moderno. Maria fugge poi sul continente. Men che ventenne, Maria diventa ora bambinaia di un sedicenne abbiente a Torino. Essa riesce a estrarre alla ritrosia del giovane la confessione indicibile di uno stupro che lui avrebbe patito da bambino in un parco. Ecco nascere una complicità segreta e fragrante fra i due, spiata con ostilità crescente da Anna Gloria, la sorella minore del giovane. Tzia Bonaria ha un ictus, e la lettera di una sorella richiama Maria al suo dovere in paese. Sconvolta, Maria commette col giovane un innocente passo falso – viene licenziata in tronco, e torna comunque a Soreni. Per ben più di un anno Maria accudisce l’inferma oramai inbelle. Quando Maria aveva assicurato Tzia Bonaria che “non sarei capace di uccidervi, solo perchè è quello che volete” (pg. 118) quest’ultima ribatte: “Non dire: mai – di quest’acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata.” Ora Maria è confrontata con questo dilemma. La salva Andría, il quale decide di perdonare Tzia Bonaria. Inginocchiato al capezzale, sfiora la mano inerte della vecchia, che rilasciata dalla sua colpa, può morire. Il romanzo finisce con questa frase: ” Insieme come erano arrivati, (Maria e Andríu) tornarono a casa fianco a fianco, del tutto incuranti di dare alle bocche di Soreni l’ennesima occasione di parlare di niente.”
Consigliato
Non conoscevo l’argomento, non credevo che esistesse questa pratica nel passato. Trama interessante. Per il mio gusto avrei preferito un po’ più approfondimento nella descrizione degli anni trascorsi (della storia). La fine della storia resta un po’ sospesa; mi piacerebbe almeno ci fosse stata da parte della protagonista una almeno una riflessione di conclusione. Mi piacciono i libri con un finale chiaro e deciso, nel bene o nel male il finale lo voglio.
Interessante
Ho visto una scultura dell’artista sardo Enrico Mereu che raffigura l’accabadora. Interessato ho cercato su internet ed ho trovato questo libro. Romanzo interessantissimo scritto bene, che si legge tutto d’un fiato. Consigliato

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Stai zitta: e altre nove frasi che non vogliamo

Miglior Prodotto #2

Stai zitta: e altre nove frasi che non vogliamo sentire piú (Super ET. Opera viva)

1406 Recensioni

Le recensioni degli utenti

Una bella prima infarinatura sul femminismo
E’ un libro molto interessante, scorre piacevolmente e induce costantemente alla lettura fino alla conclusione. Tuttavia, l’ho trovata una trattazione sul femminismo ancora molto all’acqua di rose. Sarà che forse sono problematiche che conosco già, di cui mi interesso e che ho studiato, però vengono toccate in maniera fin troppo concisa. Le introduzioni ai capitoli sono state di gran lunga la mia parte preferita: ricche di argomentazioni logiche che utilmente partivano da aneddoti in cui ognuno/a può in qualche modo scorgere un po’ del proprio vissuto. Do quattro stelle; poiché se la selezione di frasi afferenti a ogni capitolo poteva essere più varia e spiegata più ampiamente, in realtà credo che questo libricino sia un ottimo inizio per i neofiti del femminismo e per chi vuole avere una prima inquadratura delle problematiche di genere che affliggono l’Italia.
Bello
È il primo libro che leggo di Murgia, quindi non so normalmente come scrive. Qui ci sono dei passaggi che non mi sono piaciuti particolarmente perchè scritti troppo “come si mangia”. Ma è un parere mio. Bel complesso comunque dà molti spunti su cui riflettere e fa capire quanto siano radicati a noi certi meccanismo patriarcali, anche se pensiamo di essere donne emancipate e libere da tali schemi.
Okay
Libro acquistato perché richiesto dal prof di italiano. Arrivato in ottimo stato e nel giorno indicato.

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Morgana: Storie di ragazze che tua madre non

Miglior Prodotto #3

Morgana: Storie di ragazze che tua madre non approverebbe

829 Recensioni

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Dieci donne controcorrente
Dieci donne che hanno avuto il coraggio di rompere le regole sociali per seguire le loro idee, per essere ciò che loro avevano in mente e non ciò che gli altri si aspettavano. Non sono femministe, ma donne che rompono la cappa di vetro in cui la società si aspetta che rimangano. Alcune di loro portano dei contributi importanti (alla religione, all’arte, alla letteratura, alla parità di genere, all’architettura). Altre sono semplicemente testimonianze di chi è riuscita a fare la vita che ha scelto, nonostante consuetudini sociali contrarie. Non tutti i profili mi sono piaciuti ugualmente, ma Michela Murgia è un marchio di qualità e non si smentisce.
Biografia di dieci donne che hanno saputo realizzarsi nonostante o anche contro il mondo circostante
La biografia sintetica di dieci “Morgane”, donne che hanno saputo realizzare se stesse nonostante e a volte contro quello che le circondava. La realizzazione nell’arte, nell’architettura ma anche nella emancipazione sessuale (vedi Moana), nello spettacolo (vedi Moira) o nella religione (vedi Caterina). I profili pur essendo ben descritti e delineati non risultano noiosi o prolissi e sono in grado di caratterizzare le protagoniste. Si legge in modo scorrevole e lascia alcuni spunti interessanti di approfondimento.
Spero lo leggano le mie figlie!
Dieci Morgane presentate in maniera meravigliosa. Avendo tre figlie, ho un debole per le biografie di figure femminili importanti e controverse, m’illudo forse di riuscire prima o poi a comprendere meglio l’universo femminile, o almeno le mie tre galassie, ma non c’è speranza. Persevero però… ho già messo nella lista dei desideri altri tre libri di Murgia.

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